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Maggio porta l’undicesimo calo consecutivo, l’ottavo in doppia cifra da giugno dell’anno scorso. Nei 30 Paesi analizzati, nel mese sono state immatricolate 948mila nuove passenger car per un calo su base annua del 12,5%. Il cumulato dei primi 5 mesi conta ora 4,53 milioni di targhe, per una contrazione del 12,9%. Nonostante a maggio la tendenza al ribasso degli ultimi due mesi sia leggermente migliorata, la recente riunione del Consiglio direttivo della Bce, che ha di fatto decretato la fine della stagione del tasso zero, apre un nuovo capitolo sulle difficoltà verso le quali i consumatori di area euro – e non solo – sono chiamati a fare fronte nei prossimi mesi. Complicazioni che si aggiungono a quelle note, le stesse che hanno suggerito agli analisti una ulteriore revisione in diminuzione delle stime per il 2022. Ora, a fine anno l’Europa Occidentale è vista a 9,81 milioni di auto immatricolate per un calo del 7,4% tendenziale, cioè a dire 16 pp in meno rispetto alla stessa previsione di inizio 2022, 1,69 milioni di targhe scomparse dai monitor nel breve volgere di 5 mesi. Quanto alle performance dei singoli gruppi, maggio trova la conferma di Hyundai che si pone a +9,8%, guadagnando 2,1 preziosi punti di quota. Territorio positivo anche per Toyota: la crescita dell’1% netto le vale 1 pp di rappresentatività. Volkswagen -21%, Stellantis -15%, Renault -10%.
Mercato Europa - Vendite per Gruppi e Marche - Maggio 2022
Mercato Europa - Vendite per Paese - Maggio 2022

Il vero virus globale si chiama infodemia

Cambiamo argomento. Intanto nel mondo l’auto elettrica sta facendo il suo corso: è forte, ce la farà. Da noi non resta che la soluzione della vigile attesa.
Parliamo invece dell’idea, molto ceo capitalista, di influenzare il consumatore: un processo con implicazioni antropologiche ancora da scoprire. Così, mentre si fa più consistente la convinzione che la libertà abbia gli stessi sentori di una biblioteca, altrettanto forte è la presa di coscienza che far scorrere immagini su uno schermo sia come trovarsi di fronte a un orizzonte indistinto, un inafferabile flusso di putridume, dove la stereotipizzazione di comportamenti costruiti sull’apparenza diventa linfa vitale per muovere il mondo in modo binario.
Un territorio vasto dove il consumatore è solo materia grezza, così influenzabile e propenso com’è a tracannare qualunque miscela. Quello che più conta riguarda chi produce contenuti e chi è chiamato a valutare portata, frequenza ed efficacia degli annunci. E se con l’adozione dei servizi di streaming, grazie a un’accurata profilazione, tracciare il pubblico diventa sempre di più agevole, parlando di produzione di contenuti, vanno approfonditi due concetti: il clickbait e l’agenda setting. Due modi di fare comunicazione su piani diversi, ma ugualmente basati sulla misinformazione. L’agenda setting è la teoria che ipotizza la possibile influenza dei media sull’audience in base alla scelta di notizie, allo spazio e alla preminenza loro concessa. Alla base della teoria c’è il salience transfer, cioè rendere una notizia saliente rispetto ad altre. L’esempio che tutti conosciamo riguarda le notizie titolate in modo eccessivo.

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