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Non esattamente un certificato ufficiale sulla inversione di tendenza, ma agosto porta una crescita prossima alle due cifre per il mercato italiano delle Passenger car. Dall’immatricolato di 71mila unità ne risulta un attivo del 9,9% su base annua, un passo in avanti deciso che fa seguito al risultato di parità di luglio, due segnali che pongono un forte elemento di discontinuità alla serie negativa durata 12 mesi. È ancora presto per i proclami, ma la struttura del mercato di agosto, sebbene storicamente poco significativa, offre comunque almeno uno spunto di riflessione che potrebbe davvero far ben sperare. Si tratta del contributo degli autoimmatricolatori, per la maggior parte (il 91% per la precisione) costituito da Concessionari, che nel mese ha segnato una crescita del 31,3% tendenziale. Sembrerebbe come se finalmente ci siano nuove auto da immatricolare. Strano, però, se su 5 segmenti solo i Privati fanno registrare un passivo dell’8,4%. Per essere più chiari: in termini di volumi i Privati perdono 3.782 unità, i Dealer ne guadagnano 1.616. I dubbi restano. Detto questo, esattamente come successo a luglio, nella struttura per alimentazione, l’auto elettrica, croce e delizia di opinionisti e glossatori avveduti, fa segnare un calo del 29%. Un esito che la porta a un calo cumulato sugli 8 mesi del 20,0%. Incentivi a parte, vale la pena notare che nel mese di luglio, stando al comunicato diffuso ieri da Jato Dynamics, l’Italia, unico esempio su 26 Paesi europei, ha fatto registrare un calo di rappresentatività, 1,3 punti percentuali su base tendenziale rimasti chissà dove, insieme con 360 milioni di euro in ecobonus ancora disponibili. Il cumulato del periodo gennaio-agosto totalizza 865.044 unità, il 18,4% in meno rispetto a un anno fa.
Mercato Italia - Agosto 2022 - immatricolazioni per marca

Il vero virus globale si chiama infodemia

Cambiamo argomento. Intanto nel mondo l’auto elettrica sta facendo il suo corso: è forte, ce la farà. Da noi non resta che la soluzione della vigile attesa.
Parliamo invece dell’idea, molto ceo capitalista, di influenzare il consumatore: un processo con implicazioni antropologiche ancora da scoprire. Così, mentre si fa più consistente la convinzione che la libertà abbia gli stessi sentori di una biblioteca, altrettanto forte è la presa di coscienza che far scorrere immagini su uno schermo sia come trovarsi di fronte a un orizzonte indistinto, un inafferabile flusso di putridume, dove la stereotipizzazione di comportamenti costruiti sull’apparenza diventa linfa vitale per muovere il mondo in modo binario.
Un territorio vasto dove il consumatore è solo materia grezza, così influenzabile e propenso com’è a tracannare qualunque miscela. Quello che più conta riguarda chi produce contenuti e chi è chiamato a valutare portata, frequenza ed efficacia degli annunci. E se con l’adozione dei servizi di streaming, grazie a un’accurata profilazione, tracciare il pubblico diventa sempre di più agevole, parlando di produzione di contenuti, vanno approfonditi due concetti: il clickbait e l’agenda setting. Due modi di fare comunicazione su piani diversi, ma ugualmente basati sulla misinformazione. L’agenda setting è la teoria che ipotizza la possibile influenza dei media sull’audience in base alla scelta di notizie, allo spazio e alla preminenza loro concessa. Alla base della teoria c’è il salience transfer, cioè rendere una notizia saliente rispetto ad altre. L’esempio che tutti conosciamo riguarda le notizie titolate in modo eccessivo.

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