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Settembre non risolve i dubbi così come si sarebbe sperato. Il mese chiude in crescita, il che già appare come una conquista, ma il +5,4% messo a segno dal mercato autovetture non convince affatto. Le 111mila immatricolazioni andate in archivio con 3 giorni di ritardo sulle consuete comunicazioni del Ministero – tanto per ricordare a noi tutti la qualità dei servizi offerti dal sistema Italia – non danno la sensazione di un consolidamento della ripresa in atto. Al contrario: il confronto avviene con un settembre, quello del 2021, nel quale erano state targate poco più di 105mila Passenger Car, vale a dire il peggior settembre dal 1980 a questa parte. Se si pensa poi che, in piena pandemia, le immatricolazioni di settembre 2020 erano state 156mila, allora parlare di ripresa sembra davvero pleonastico. In questo periodo, ciò che attrae maggiormente nella analisi del mercato è ancora la struttura per alimentazione. Al 6 ottobre, consultando il sito del Ministero, si può facilmente calcolare che sono ancora disponibili 356milioni di euro di incentivi riservati alle due fasce di emissioni che vanno da 0 a 60 g/km. Numeri che danno un senso all’ulteriore tonfo dell’elettrico puro, sceso a -40% su base annua e al -24% da inizio anno. Un andamento al ribasso accompagnato dalle solite e per alcuni aspetti discutibili motivazioni: prezzo elevato, infrastrutture inadeguate. Uno sguardo ai canali di vendita mette in evidenza le difficoltà incontrate dai Privati che chiudono il mese con una flessione del 6,3%, calo anche per le autoimmatricolazioni che si fermano a -7,3%. Buono il risultato positivo del 16,2% ottenuto dalle Società; ottimo il comportamento del Noleggio. Il lungo Termine cresce del 45%, il Breve del 184%, con una quota complessiva del comparto, non particolarmente entusiasmante  che a settembre raggiunge il 27%. Il cumulato dei primi 9 mesi di quest’anno conta 980mila autovetture per una contrazione del 16,3% su quanto registrato nello stesso periodo dell’anno scorso.
Mercato Italia - Settembre 2022 - immatricolazioni per marca

Il vero virus globale si chiama infodemia

Cambiamo argomento. Intanto nel mondo l’auto elettrica sta facendo il suo corso: è forte, ce la farà. Da noi non resta che la soluzione della vigile attesa.
Parliamo invece dell’idea, molto ceo capitalista, di influenzare il consumatore: un processo con implicazioni antropologiche ancora da scoprire. Così, mentre si fa più consistente la convinzione che la libertà abbia gli stessi sentori di una biblioteca, altrettanto forte è la presa di coscienza che far scorrere immagini su uno schermo sia come trovarsi di fronte a un orizzonte indistinto, un inafferabile flusso di putridume, dove la stereotipizzazione di comportamenti costruiti sull’apparenza diventa linfa vitale per muovere il mondo in modo binario.
Un territorio vasto dove il consumatore è solo materia grezza, così influenzabile e propenso com’è a tracannare qualunque miscela. Quello che più conta riguarda chi produce contenuti e chi è chiamato a valutare portata, frequenza ed efficacia degli annunci. E se con l’adozione dei servizi di streaming, grazie a un’accurata profilazione, tracciare il pubblico diventa sempre di più agevole, parlando di produzione di contenuti, vanno approfonditi due concetti: il clickbait e l’agenda setting. Due modi di fare comunicazione su piani diversi, ma ugualmente basati sulla misinformazione. L’agenda setting è la teoria che ipotizza la possibile influenza dei media sull’audience in base alla scelta di notizie, allo spazio e alla preminenza loro concessa. Alla base della teoria c’è il salience transfer, cioè rendere una notizia saliente rispetto ad altre. L’esempio che tutti conosciamo riguarda le notizie titolate in modo eccessivo.

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