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Se tre indizi fanno una prova, tre mesi in positivo fanno una ripresa. Sarebbe bello, ma è solo una tenue illusione poggiata su indizi che non dimostrano alcun fatto. Di certo sappiamo che ottobre ha immatricolato 115.827 nuove autovetture per una crescita del 14,6% su base annua, un incremento a due cifre rispetto all’ottobre più misero dal 1980. Sappiamo anche che l’ottobre appena trascorso si colloca al terzo posto della tutt’altro che lusinghiera graduatoria della bottom 5 per mese. Poi, sempre seguendo le tracce della ripresa, gli ultimi tre mesi sommano 294mila unità, l’8,2% in più dello stesso periodo dell’anno scorso; una linea di tendenza al rialzo che ci potrebbe portare alla fine di quest’anno a un immatricolato da circa 1.350.000 unità: peggio dell’anno Covid. Ma serve a poco indagare ancora visto che la prova più rilevante la offre l’Istat certificando che tutto va bene, che la recessione si allontana e che nel terzo trimestre il nostro Pil è cresciuto dello 0,5%, anche se l’Upb (Ufficio Parlamentare di Bilancio) sostiene che si sarebbe ridotto dello 0,2%, argomentando che le difficoltà per l’economia italiana stanno aumentando su più fronti, con l’inflazione in continua crescita e l’incertezza di famiglie e imprese che si intensifica. Visioni diverse, sebbene di uguale matrice istituzionale, dello stesso panorama. Dello stesso scenario nel quale i Privati, a ottobre, crescono di un misero 1,1% perdendo però 7,7 punti di quota. Il Noleggio si fa ancora protagonista contribuendo in maniera determinante al buon esito del mese. Ancora note cupe per l’auto elettrica che, con un calo del 48% contende il primato negativo del mese al Metano, vittima di un crollo oltre il 66%. Nel cumulato si contano 1,092 milioni di passenger car, per una riduzione del 13,8%; malauguratamente, anche in questo caso assistiamo al peggior periodo gennaio-ottobre dal 1980 a oggi.
Mercato Italia - Ottobre 2022 - immatricolazioni per marca

Il vero virus globale si chiama infodemia

Cambiamo argomento. Intanto nel mondo l’auto elettrica sta facendo il suo corso: è forte, ce la farà. Da noi non resta che la soluzione della vigile attesa.
Parliamo invece dell’idea, molto ceo capitalista, di influenzare il consumatore: un processo con implicazioni antropologiche ancora da scoprire. Così, mentre si fa più consistente la convinzione che la libertà abbia gli stessi sentori di una biblioteca, altrettanto forte è la presa di coscienza che far scorrere immagini su uno schermo sia come trovarsi di fronte a un orizzonte indistinto, un inafferabile flusso di putridume, dove la stereotipizzazione di comportamenti costruiti sull’apparenza diventa linfa vitale per muovere il mondo in modo binario.
Un territorio vasto dove il consumatore è solo materia grezza, così influenzabile e propenso com’è a tracannare qualunque miscela. Quello che più conta riguarda chi produce contenuti e chi è chiamato a valutare portata, frequenza ed efficacia degli annunci. E se con l’adozione dei servizi di streaming, grazie a un’accurata profilazione, tracciare il pubblico diventa sempre di più agevole, parlando di produzione di contenuti, vanno approfonditi due concetti: il clickbait e l’agenda setting. Due modi di fare comunicazione su piani diversi, ma ugualmente basati sulla misinformazione. L’agenda setting è la teoria che ipotizza la possibile influenza dei media sull’audience in base alla scelta di notizie, allo spazio e alla preminenza loro concessa. Alla base della teoria c’è il salience transfer, cioè rendere una notizia saliente rispetto ad altre. L’esempio che tutti conosciamo riguarda le notizie titolate in modo eccessivo.

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