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Quarto segno positivo per il mercato europeo a novembre. Nei 30 Paesi in analisi, l’immatricolato conta 1,014 milioni di passenger car, con un incremento del 17,4% su base annua. Nella Top 5 per Paese si nota il robusto progresso della Germania, autrice di un +31,4%, e l’attrettanto significativo +23,5% del Regno Unito. Il cumulato si porta ora a 10,2 milioni di auto con un calo del 5,8%. Guardando avanti, se nel 2022 al crescere della durata dei tempi di consegna si è associata un’offerta dai prezzi elevati, per il 2023 si presume che alcune di queste asperità andranno attenuandosi nel corso dell’anno. Dal lato della domanda, la situazione rimane complessa con un’inflazione elevata e con la fiducia dei consumatori in calo. Nonostante questo, in termini di passenger car, sembra che il 2023 sarà agilmente migliore di quest’anno. Tuttavia gli avvenimenti degli ultimi tre anni suggeriscono un approccio prudente. Non è un caso se Volkswagen prevede problemi nella sua unità di servizi finanziari per il 2023, poiché la recessione economica incombe sui clienti, così come dichiarato dal direttore finanziario di Volkswagen Financial Services, Frank Fiedler. Quanto ai gruppi, la Top 5 di novembre raccoglie gli incrementi a due cifre di Volkswagen (+36,8%) e di Toyota (+35,3%), la crescita più contenuta di Renault (+4,3%) e i cali di Stellantis (-3,7%) e Hyundai (-3,0%).
Mercato Europa - Vendite per Gruppi e Marche - Novembre 2022
Mercato Europa - Vendite per Paese - Novembre 2022

Il vero virus globale si chiama infodemia

Cambiamo argomento. Intanto nel mondo l’auto elettrica sta facendo il suo corso: è forte, ce la farà. Da noi non resta che la soluzione della vigile attesa.
Parliamo invece dell’idea, molto ceo capitalista, di influenzare il consumatore: un processo con implicazioni antropologiche ancora da scoprire. Così, mentre si fa più consistente la convinzione che la libertà abbia gli stessi sentori di una biblioteca, altrettanto forte è la presa di coscienza che far scorrere immagini su uno schermo sia come trovarsi di fronte a un orizzonte indistinto, un inafferabile flusso di putridume, dove la stereotipizzazione di comportamenti costruiti sull’apparenza diventa linfa vitale per muovere il mondo in modo binario.
Un territorio vasto dove il consumatore è solo materia grezza, così influenzabile e propenso com’è a tracannare qualunque miscela. Quello che più conta riguarda chi produce contenuti e chi è chiamato a valutare portata, frequenza ed efficacia degli annunci. E se con l’adozione dei servizi di streaming, grazie a un’accurata profilazione, tracciare il pubblico diventa sempre di più agevole, parlando di produzione di contenuti, vanno approfonditi due concetti: il clickbait e l’agenda setting. Due modi di fare comunicazione su piani diversi, ma ugualmente basati sulla misinformazione. L’agenda setting è la teoria che ipotizza la possibile influenza dei media sull’audience in base alla scelta di notizie, allo spazio e alla preminenza loro concessa. Alla base della teoria c’è il salience transfer, cioè rendere una notizia saliente rispetto ad altre. L’esempio che tutti conosciamo riguarda le notizie titolate in modo eccessivo.

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