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Prosegue l’andamento moderatamente positivo del mercato italiano dell’auto. Il 2023 parte bene dando seguito alla serie mensile favorevole che dura ormai da un semestre. Certo, non che si possa annunciare la vera svolta verso l’auspicata ripresa, visto che il +19,0% portato dalle 128mila immatricolazioni di gennaio arriva con un giorno lavorativo più rispetto a un anno fa quando si registrò il primo mese dell’anno più misero dal 1980, ma le oltre 20mila targhe in più rappresentano comunque un buon segnale. A gennaio prosegue anche la corsa del Noleggio Lungo Termine, che porta oltre la metà delle nuove targhe addizionali di gennaio e una crescita tendenziale del 63,3%. Al contrario, e su questi dati trovano base le preoccupazioni maggiori, il canale dei Privati continua a soffrire: il bilancio di gennaio si ferma a poco meno di 80mila targhe per una crescita del 10% (tolto il 4,7% della giornata lavorativa in più non resta granché), e con un calo di quota di oltre 5 punti percentuali. A rendere questo aspetto più complesso c’è la notizia di oggi in tema di politiche monetarie. La Federal Reserve ha annunciato ulteriori inasprimenti dei tassi, mettendo in atto una scelta dovuta all’incertezza, ma che di sicuro non risolve dubbi. Non si faranno attendere le conseguenze anche qui da noi, dove, tuttavia, l’inflazione al 10,1% è definita in “netta attenuazione” dall’Istat. Tornando alla struttura del mercato, restano stabili le Autoimmatricolazioni da parte dei Dealer, mentre le Case raddoppiano il proprio intervento. Vanno meglio del mercato le Società che chiudono il mese con 7.800 immatricolazioni e una crescita del 30,6%. Ora le alimentazioni, con il solito calvario per l’auto elettrica, unico segmento in perdita; l’anno 2023 comincia con una contrazione in volumi dell’8,6% e con il relativo ridimensionamento della rappresentatività che passa dal 3,4% di un anno fa al 2,6% attuale. Per inciso, situazione a oggi dei fondi 2023 dell’ecobonus per la fascia 0- 20 g/km: ancora disponibili 175milioni sui 190 utilizzabili dal 10 gennaio. Ottimi invece i riscontri per le mild-hybrid, sia diesel sia benzina, capaci di crescere del 64,0% e del 21,3% rispettivamente. 
Mercato Italia - Gennaio 2023 - immatricolazioni per marca

Un deus ex machina, please

Toni da tragedia greca per l’auto elettrica. Trame intricate, perché è così che piace. Tra le opere di Euripide c’è anche Elettra, una povera donna in balìa del dramma familiare. La trama si inerpica attraverso scenari cupi e diventa complessa, a volte difficile da seguire, a volte impossibile da capire. Perché è così che piace. Al di là della logica, oltre l’immaginazione. E anche per il tema dell’auto elettrica, ormai padrone del mainstream della mobilità globale, si va oltre la coerenza, oltre il buon senso. Italia in testa, portabandiera di una visione a compartimenti stagni e logora, Italia miope rappresentante del dissenso a un rapido processo di conversione, che tanto rapido poi non è. 
Un vero dramma del fare, uno stallo di cui essere davvero poco fieri promotori. Magari si potesse fare come Euripide e in questo teatrino dell’assurdo ricorrere al deus ex machina, la soluzione calata dall’alto, dogma indiscutibile perché di origine divina. Si potrebbe avere una soluzione prêt-à-porter anche per l’auto elettrica. Il deus ex machina, magari potrebbe soddisfare quel povero derelitto dell’ambiente, per principiare. Non senza il nostro inguaribile romanticismo, ma con inalienabile senso di responsabilità, magari potrebbe spiegare che l’Italia, grazie ai suoi attributi geografici, può ambire a raggiungere la completa autonomia energetica. Una bella pensata anche per la tutt’altro che arrendevole e solo apparentemente insensibile categoria dei petrolieri. Guarda caso, secondo Bloomberg New Energy Finance, i fondi complessivi destinati nelle energie rinnovabili in Medio Oriente sono aumentati di sette volte in un decennio, da 960 milioni di dollari nel 2011 a 6,9 miliardi di dollari nel 2021. Le cifre stanziate si concentrano soprattutto sullo sfruttamento dell’energia solare. Forse perché hanno capito che l’oro del futuro non può essere che del colore del sole.

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