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Con febbraio l’Europa dell’auto mette in bacheca il settimo risultato utile consecutivo. Non cambiano le modalità: crescita a due cifre, volumi sempre lontani dalle aspettative. Nei numeri dei 31 Paesi in analisi a febbraio si contano 903mila nuove autovetture per una crescita su base annua del 12,2%, da inizio anno le passenger car immatricolate sono 1,814 milioni per un progresso dell’11,5%. In questo scenario non cambiano neppure le previsioni per il 2023, anche se l’outlook conserva un elevato rischio al ribasso dovuto alle incertezze portate dall’aumento del costo della vita e dai livelli di inflazione. È del 16 marzo l’ultimo intervento della Bce con l’aumento dei tre tassi di interesse chiave di 50 punti base. A febbraio l’inflazione media è scesa all’8,5%, con l’inflazione dei prodotti alimentari aumentata al 15%, mentre quella dei beni industriali non energetici è salita al 6,8%. Tornando al mercato auto, sul fronte delle alimentazioni, nel mese l’elettrico cresce del 33,6%, portando il volumi cumulati a 212mila Bev e un aumento del 24,1%. In calo il diesel che subisce una contrazione mensile dell’8,9%. A febbraio, l’analisi per Gruppo vede Volkswagen crescere del 21,2% e Stellantis del 2% netto. Renault migliora del 28,8% portando la propria quota in doppia cifra al 10,1%. BMW perde il 5,7% e oltre 1 punto di quota.
Mercato Europa - Vendite per Paese - Febbraio 2023
Mercato Europa - Vendite per Gruppi e Marche - Febbraio 2023

Il vero virus globale si chiama infodemia

Cambiamo argomento. Intanto nel mondo l’auto elettrica sta facendo il suo corso: è forte, ce la farà. Da noi non resta che la soluzione della vigile attesa.
Parliamo invece dell’idea, molto ceo capitalista, di influenzare il consumatore: un processo con implicazioni antropologiche ancora da scoprire. Così, mentre si fa più consistente la convinzione che la libertà abbia gli stessi sentori di una biblioteca, altrettanto forte è la presa di coscienza che far scorrere immagini su uno schermo sia come trovarsi di fronte a un orizzonte indistinto, un inafferabile flusso di putridume, dove la stereotipizzazione di comportamenti costruiti sull’apparenza diventa linfa vitale per muovere il mondo in modo binario.
Un territorio vasto dove il consumatore è solo materia grezza, così influenzabile e propenso com’è a tracannare qualunque miscela. Quello che più conta riguarda chi produce contenuti e chi è chiamato a valutare portata, frequenza ed efficacia degli annunci. E se con l’adozione dei servizi di streaming, grazie a un’accurata profilazione, tracciare il pubblico diventa sempre di più agevole, parlando di produzione di contenuti, vanno approfonditi due concetti: il clickbait e l’agenda setting. Due modi di fare comunicazione su piani diversi, ma ugualmente basati sulla misinformazione. L’agenda setting è la teoria che ipotizza la possibile influenza dei media sull’audience in base alla scelta di notizie, allo spazio e alla preminenza loro concessa. Alla base della teoria c’è il salience transfer, cioè rendere una notizia saliente rispetto ad altre. L’esempio che tutti conosciamo riguarda le notizie titolate in modo eccessivo.

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