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A maggio, scossa di assestamento del mercato italiano. Situazione ancora molto grave con il passaggio dal catastrofico -97% di aprile al -50% di maggio rispetto allo stesso mese dello scorso anno, ma l’aspetto positivo è aver potuto riprendere le attività. Certamente, il ritorno alla normalità si prospetta ancora come una flebile luce in fondo a un lunghissimo tunnel, specie considerando il fatto che gli aiuti governativi stanno, nel momento in cui andiamo in stampa, ancora galleggiando in un limbo, con le risorse del Decreto Liquidità impastoiate “nella burocrazia e bloccate all’interno del sistema bancario” come sottolineato da Unrae. Considerando che molte delle immatricolazioni del mese sono da ascrivere a consegne relative a ordini pre-Covid, è preoccupante la diminuzione registrata dai singoli canali di vendita: i Privati perdono il 35,2%, con il cumulato a -48,6%, le Società si fermano a -57% (-52,4% nel periodo gennaio-maggio) e peggio di tutti fanno i Noleggi che sfiorano il -70% (-52,4% nei primi cinque mesi). Nelle concessionarie dei nostri Panelisti si registra comunque una positiva ripresa delle attività, ovviamente la crescita degli ordini di maggio su aprile (+305%) non deve fuorviare, poiché nasce dal confronto con un mese di pressoché totale chiusura, salvo gli ordini e le vendite realizzati online. Il calo degli ordinativi registrato a maggio è del 29,94%, mentre per giugno si prevede una diminuzione di circa il 21% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Una prevista contrazione della perdita, quindi, e forse i primi segnali di un lento ritorno verso la regolarità. Segnali corroborati da un’intensificata attività online con un’alta media di visite sui siti internet/pagine social, 4.812, e un buon numero di contatti realizzati a maggio, 565 per concessionaria. Comprensibile risalita dei contatti via e-mail (175 di media), per telefono (248) e via internet (195). Anche i lead tornano a crescere (la media è 117) con un’alta percentuale di conversione in visite, il 28%, e di chiusura/contratto, il 7,69%. D’altro canto è ricominciato un discreto afflusso negli showroom con una media/visite di 20 minuti. La media/venditore è di 8 unità e fra i modelli più venduti troviamo Citroën C3, Suzuki Vitara e Fiat Panda. Buona la media dei tempi di consegna, 33 giorni, anche perché, come qualcuno dei nostri Panelisti ci ha comunicato “si è lavorato soprattutto sul pronta consegna”. E ottima, praticamente pre-pandemia, è la percentuale dei preventivi convertiti in ordini, 26,13%. Assodato che sono necessari interventi governativi mirati, e immediati, per giugno il nostro Panel prevede un’ulteriore contrazione del segno negativo, si pronosticano 112.000 immatricolazioni, il -34,56% su giugno 2019 (172.311 consegne, -1,69% su giugno 2018), sperando che il giorno lavorativo in più, che in tempi normali conta per il 5%/10% dell’immatricolato mensile, contribuisca ulteriormente a ridurre lo scompenso. Le Km0 vengono pronosticate a una quota abbastanza bassa, in linea con le ultime rilevazioni pre-Covid, al 3,12% delle consegne previste nel mese.

 

Nel confronto effettuato con l’ultimo rilevamento disponibile, quello di marzo 2020, si registra un aumento degli sconti su base nazionale per due dei tre tipi di alimentazione analizzati. Crescono, difatti, gli sconti per le Benzina per 1,8 punti e per le Alternative (+2,8) mentre il Diesel scende di poco più di mezzo punto. Diminuzione che, nelle aree geografiche, risulta molto più evidente con cali a Nord, Centro e Sud/Isole di 8, 11 e 10 punti rispettivamente. Spicca, al Centro, l’aumento degli sconti per le Benzina, +9 punti.

 

Italia spaccata a metà per il Diesel, che, se su base nazionale perde poco più di 1 punto e mezzo di consegne e quasi 11 punti di ordini, accusa al Nord (-5 punti e -16 punti) e soprattutto al Centro (-20 e -30 punti rispettivamente) un tracollo probabilmente causato dai sempre più pressanti divieti di circolazione nei centri storici delle grandi città. In un panorama dominato dal segno meno resiste solo il Sud/Isole, tradizionale roccaforte per gli estimatori di tale alimentazione, dove le consegne aumentano di quasi 11 punti e gli ordini di oltre 5 punti.

 


Viva l’escalation tecnologica

Con il preciso intento di capirci qualcosa, partiamo guardando ai cambiamenti della nostra epoca.
Una miscela di elementi messi in amalgama con modalità e tempi diversi, una serie di variazioni, di metamorfosi, perfino di mutazioni. Sembra come se il vero protagonista sia il cambiamento stesso, quello continuo, quello di Aristotele dove il movimento è eterno, come il tempo. Un concetto che ha aspettato 2.250 anni per essere sintetizzato in una formula matematica.
Non esistono più posizioni fisse, o meglio lungamente stabili. Ce ne rendiamo conto durante le elezioni politiche, per via di quei pochi che ancora vanno a votare. Elettorati camaleontici, instancabili migratori del seggio. Surfisti dell’onda parlamentare. Si assiste a una costante instabilità qualificata dal disorientamento.
Un atteggiamento derivato da processi che non è stato possibile governare, un modo di esistere generato dagli effetti avversi della globalizzazione.
Scavando tra le macerie del concetto originale di globalizzazione si trovano pochi resti di prospettive edificanti, di principi aggreganti, di elementi capaci di generare ricchezza, facendo crescere chi ha di meno, senza svantaggiare chi ha di più. Bei propositi, ma quanto è successo e quanto sta succedendo ci dice che non è andata così. La globalizzazione non è un gioco a informazione perfetta. Non vince chi è più bravo. C’è il lancio dei dadi, un processo prevalentemente stocastico, modellizzato nello studio dell’incertezza. E questa volta i perdenti sono gli occidentali. Gli stessi che hanno fatto crescere il resto del mondo penalizzando la propria componente, quella più avanzata. Una bella lezione che ha creato il disorientamento sociale e culturale, soprattutto perché la globalizzazione è stata promossa come la genesi di una cultura uniforme di massa. La stessa uniformità che la Cina conosce molto bene e che ha imparato a evitare con disinvoltura anglosassone dal diversamente recente 1978, quando Deng Xiaoping propose l’idea Boluan Fanzheng, letteralmente “eliminare il caos e tornare alla normalità”. Cioè l’uniformità del comunismo definita come il caos, quello che appiattisce; perché la crescita viene dalle differenze, viene dalla concorrenza, perché la normalità abita solamente nel libero mercato.

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