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A gennaio, il Panel, probabilmente abbagliato dal varo dei nuovi incentivi, si è sbilanciato in una previsione troppo ottimistica. A fronte del -2% pronosticato rispetto a gennaio 2020, il mercato ha poi chiuso il mese con un pesante -14%, per uno scarto di quasi 19.000 unità per eccesso fra previsione e immatricolato ufficiale. Oltre al fatto che il portale per la richiesta degli incentivi è stato aperto in ritardo, non si è tenuto debitamente conto di ben due giorni lavorativi in meno (si tenga sempre presente che un giorno lavorativo conta mediamente il 5% del totale immatricolato del mese). Le restrizioni Covid-19 che hanno colpito a macchia di leopardo diverse aree del Paese hanno fatto il resto. I Privati limitano i danni con un calo di meno di un punto percentuale; crollo del Noleggio a Breve Termine, poche centinaia di unità consegnate per le aziende Top (-97%), danni più contenuti per il Lungo Termine che segna il -14% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Le Società perdono anch’esse quasi il 15%, mentre è da rilevare la presenza, nelle statistiche Unrae, di nuovi conteggi relativi alle Autoimmatricolazioni: quelle a uso privato perdono il 20,4%, mentre è un po’ più contenuto il calo di quelle a uso noleggio, -18,1%. Tutto questo nel contesto di un mercato che nel suo insieme perde, nel primo mese del 2021, il 14,1%. Nelle concessionarie del Panel la situazione sembrerebbe meno catastrofica, è evidente qualche segnale di ripresa, e febbraio, che sarà il primo mese pieno nel quale si potrà usufruire degli incentivi, ci darà sicuramente indicazioni più precise. Ma intanto: la media della raccolta ordini rispetto a gennaio 2020 registra il +2,14% e molto più sostanziosa è quella su dicembre 2020, +26%. Si pensa di recuperare le vendite perdute durante la crisi del Covid in poco meno di 10 mesi anche se la percentuale di preventivi convertiti in ordini si è leggermente abbassata rispetto a dicembre, attestandosi al 21,31%. D’altro canto aumentano in maniera esponenziale i contatti, ritornando a una media superiore ai 1.000 mensili, con importante crescita di quelli realizzati on-line (429), ma anche di quelli raggiunti per email (136) o con il classico telefono (339). In aumento anche i lead (231) ma con una più bassa percentuale di chiusura contratto (6,5%). Aumenta di due unità rispetto a dicembre la media venditore (12), di contro si registra una flessione delle visite sulle pagine social (2.302). Prudente, ma di questi tempi è il minimo, la previsione per febbraio: con un limitato ricorso alle Km0 (il 3,04% del totale consegne), e a parità di giorni lavorativi, secondo il nostro Panel, le vendite del mese saranno 164.200 per una crescita dello 0,66% rispetto a febbraio 2020, quando si immatricolarono 163.123 vetture (-8,61% su febbraio 2019). La raccolta ordini pronosticata è del +7,78%, mentre ancora molto bassa è la quota percentuale prevista di immatricolazioni di auto ad alimentazione alternativa, il 21,88% del totale del mese. Si pensi che a gennaio la quota di Alternative consegnate è stata del 37%.

 

A gennaio, tendenza al ribasso degli sconti a livello nazionale per tutte le alimentazioni. Sotto il mero punto percentuale la flessione di quelli relativi alle auto a benzina (-0,53 punti) e diesel (-0,31), mentre il calo per le Alternative è di 1,27 punti. La tendenza è confermata nel dettaglio delle aree geografiche, in particolare per le diesel e le Alternative che nel Sud/Isole perdono intorno a 3 punti percentuali, con la sola eccezione delle benzina e delle diesel al Nord Italia, dove gli sconti aumentano rispettivamente di 0,43 e di 1,87 punti.

 

Per il diesel a gennaio si conferma il trend degli ultimi mesi, calo a livello nazionale sia delle consegne sia degli ordini, per 3,35 e 4,97 punti rispettivamente. Più variegata la situazione nelle aree con il Sud/Isole che registra aumenti sia nelle consegne (+4,19 punti rispetto al mese precedente) sia negli ordini (+1,89), ammorbidendo parzialmente l’impatto che il diesel ha subìto al Nord (-0,28 punti per le consegne, -3,91 gli ordini), ma soprattutto al Centro Italia dove si registrano flessioni di oltre 9 e 8 punti rispettivamente.


Viva l’escalation tecnologica

Con il preciso intento di capirci qualcosa, partiamo guardando ai cambiamenti della nostra epoca.
Una miscela di elementi messi in amalgama con modalità e tempi diversi, una serie di variazioni, di metamorfosi, perfino di mutazioni. Sembra come se il vero protagonista sia il cambiamento stesso, quello continuo, quello di Aristotele dove il movimento è eterno, come il tempo. Un concetto che ha aspettato 2.250 anni per essere sintetizzato in una formula matematica.
Non esistono più posizioni fisse, o meglio lungamente stabili. Ce ne rendiamo conto durante le elezioni politiche, per via di quei pochi che ancora vanno a votare. Elettorati camaleontici, instancabili migratori del seggio. Surfisti dell’onda parlamentare. Si assiste a una costante instabilità qualificata dal disorientamento.
Un atteggiamento derivato da processi che non è stato possibile governare, un modo di esistere generato dagli effetti avversi della globalizzazione.
Scavando tra le macerie del concetto originale di globalizzazione si trovano pochi resti di prospettive edificanti, di principi aggreganti, di elementi capaci di generare ricchezza, facendo crescere chi ha di meno, senza svantaggiare chi ha di più. Bei propositi, ma quanto è successo e quanto sta succedendo ci dice che non è andata così. La globalizzazione non è un gioco a informazione perfetta. Non vince chi è più bravo. C’è il lancio dei dadi, un processo prevalentemente stocastico, modellizzato nello studio dell’incertezza. E questa volta i perdenti sono gli occidentali. Gli stessi che hanno fatto crescere il resto del mondo penalizzando la propria componente, quella più avanzata. Una bella lezione che ha creato il disorientamento sociale e culturale, soprattutto perché la globalizzazione è stata promossa come la genesi di una cultura uniforme di massa. La stessa uniformità che la Cina conosce molto bene e che ha imparato a evitare con disinvoltura anglosassone dal diversamente recente 1978, quando Deng Xiaoping propose l’idea Boluan Fanzheng, letteralmente “eliminare il caos e tornare alla normalità”. Cioè l’uniformità del comunismo definita come il caos, quello che appiattisce; perché la crescita viene dalle differenze, viene dalla concorrenza, perché la normalità abita solamente nel libero mercato.

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