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Il 2021 dell’automobile si è chiuso, come ampiamente previsto dagli addetti ai lavori, con l’ennesima flessione di vendite a doppia cifra. Dicembre 2021 ha segnato, infatti, un tracollo del -27,54% rispetto a dicembre 2020, molto al di là di quanto era stato ipotizzato dal Panel (-11,67%). Ma nell’anno appena trascorso si è visto anche di peggio. A fronte di soli tre mesi chiusi col segno più (marzo, aprile e maggio, quelli forti del confronto con i mesi di lockdown del 2020), sono stati registrati cali anche più pesanti, sia a settembre (-32,32%) sia a ottobre (-35,71%) e in un altro caso ancora, ad agosto, la diminuzione è stata in linea con quella di dicembre (-27,15%). Il cumulato relativo all’intero 2021 rimane sì in leggero aumento rispetto al 2020 (+5,51%), ma nel confronto con l’ultimo anno di mercato non inficiato dalla pandemia, il 2019, la perdita è del 24% con 460.000 auto vendute in meno. La recente crescita nelle vendite di veicoli elettrici e ibridi, favorita da incentivi, a prescindere, poco ragionati e mal distribuiti, non può al momento sostenere un mercato in caduta libera. Urgono interventi mirati, come il piano triennale a sostegno del settore che preveda “una strategia volta a incentivare la diffusione di vetture di ultima generazione, accelerare il rinnovo del parco circolante, promuovere le infrastrutture di ricarica e varare la riforma fiscale del settore”, più volte richiesto da Unrae. E fa rabbia vedere come in altri Paesi europei come Francia, Germania, Spagna e Regno Unito siano già stati stanziati capitali sostanziali a sostegno della domanda. Dalle nostre parti, invece, al momento di andare in stampa, sembrerebbe esserci l’intenzione di reintrodurre l’Ecobonus per le auto elettriche, ma non si sa ancora in che forma e in che misura, niente di definitivo, dunque. Forse queste voci hanno, però, influenzato la previsione del Panel per gennaio. Il pronostico sembra infatti molto ottimista rispetto al trend degli ultimi mesi. Il -6,50% su gennaio 2021 potrebbe essere raggiunto solo grazie a un irrobustimento dei vari incentivi proposti dalle concessionarie e dalle Case, in aggiunta al giorno lavorativo in più, e a coloro che solitamente aspettano il nuovo anno per immatricolare l’automobile, allo scopo di guadagnare un anno di quotazione, in prospettiva di una futura rivendita. D’altronde, al momento, nelle concessionarie dei nostri Panelisti, regna il segno meno. Dicembre segna una raccolta ordini del -3,85% rispetto a dicembre 2020 e del -2,70% su novembre 2021. La percentuale di preventivi convertiti in ordini è scesa di quasi 3 punti rispetto al mese precedente. Il ricorso alle Km0 è risalito fino al 4,25% del venduto rispetto al 2,22% di novembre. In forte flessione i lead che raggiungono appena il 4,4% di realizzazione contratto. Tornando alle previsioni per gennaio, si vedono in crescita le vendite di auto ad alimentazione alternativa, che andrebbero a contare per il 31% del mercato del mese. Pesante il pronostico per gli ordini in concessionaria, -9,30%, e di nuovo in calo il ricorso previsto verso le Km0, 2,05%.

 

Calma piatta nel panorama degli sconti di dicembre per tutte le alimentazioni a livello nazionale. La variazione più importante è relativa alle Benzina che aumentano di 1,5 punti rispetto a novembre. Poco sopra il mezzo punto percentuale la crescita delle Diesel, mentre le Alternative vanno in parità (-0,01). Più animata la situazione nelle aree geografiche: nel Sud/Isole aumenti per tutte le alimentazioni, specialmente per le Alternative (+9,88 punti). Unici sconti in diminuzione, per le Alternative al Centro Italia (-1,25 punti).

 

Per il Diesel, invece, domina il segno meno. In discesa, a livello nazionale, sia le consegne, 6 punti percentuali in meno, sia gli ordini, che perdono 4 punti di sconto. Pesante la situazione nel Sud/Isole, tradizionale roccaforte per tale alimentazione, con cali di 8,5 punti di consegne e 5,7 punti di ordini. Flessioni sostanziali anche al Nord, con oltre 9 punti in meno su novembre, e al Centro, dove si lasciano sul terreno oltre 6 punti di ordini. Unico segno più, ancora al Centro per le consegne, dove però si supera appena il mezzo punto percentuale.


Viva l’escalation tecnologica

Con il preciso intento di capirci qualcosa, partiamo guardando ai cambiamenti della nostra epoca.
Una miscela di elementi messi in amalgama con modalità e tempi diversi, una serie di variazioni, di metamorfosi, perfino di mutazioni. Sembra come se il vero protagonista sia il cambiamento stesso, quello continuo, quello di Aristotele dove il movimento è eterno, come il tempo. Un concetto che ha aspettato 2.250 anni per essere sintetizzato in una formula matematica.
Non esistono più posizioni fisse, o meglio lungamente stabili. Ce ne rendiamo conto durante le elezioni politiche, per via di quei pochi che ancora vanno a votare. Elettorati camaleontici, instancabili migratori del seggio. Surfisti dell’onda parlamentare. Si assiste a una costante instabilità qualificata dal disorientamento.
Un atteggiamento derivato da processi che non è stato possibile governare, un modo di esistere generato dagli effetti avversi della globalizzazione.
Scavando tra le macerie del concetto originale di globalizzazione si trovano pochi resti di prospettive edificanti, di principi aggreganti, di elementi capaci di generare ricchezza, facendo crescere chi ha di meno, senza svantaggiare chi ha di più. Bei propositi, ma quanto è successo e quanto sta succedendo ci dice che non è andata così. La globalizzazione non è un gioco a informazione perfetta. Non vince chi è più bravo. C’è il lancio dei dadi, un processo prevalentemente stocastico, modellizzato nello studio dell’incertezza. E questa volta i perdenti sono gli occidentali. Gli stessi che hanno fatto crescere il resto del mondo penalizzando la propria componente, quella più avanzata. Una bella lezione che ha creato il disorientamento sociale e culturale, soprattutto perché la globalizzazione è stata promossa come la genesi di una cultura uniforme di massa. La stessa uniformità che la Cina conosce molto bene e che ha imparato a evitare con disinvoltura anglosassone dal diversamente recente 1978, quando Deng Xiaoping propose l’idea Boluan Fanzheng, letteralmente “eliminare il caos e tornare alla normalità”. Cioè l’uniformità del comunismo definita come il caos, quello che appiattisce; perché la crescita viene dalle differenze, viene dalla concorrenza, perché la normalità abita solamente nel libero mercato.

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