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Come ampiamente pronosticato dal Panel, febbraio segna un altro calo a doppia cifra (-22,6%) nelle immatricolazioni mensili di automobili in Italia. Lo scostamento dalla previsione dei nostri Panelisti (-16,3%) e l’ulteriore rallentamento rispetto al -19,66% registrato dal mercato di gennaio, sono da attribuirsi in gran parte al comunicato riguardante l’introduzione degli incentivi, diffuso dal Governo a metà febbraio, proprio al momento di andare in stampa, quando le previsioni del Panel erano già state elaborate, e al quale, finora, non ha fatto seguito alcuna conferma né comunicazione di una data di inizio precisa del provvedimento. Certo è che, fino a quel momento, la gran parte dei consumatori terrà ben chiuso il portafoglio e il mercato continuerà a segnare rosso fisso. La variante impazzita è, adesso, la guerra russo-ucraina, che ha distolto giocoforza l’attenzione del Governo da qualsiasi altra faccenda. “Pur consapevoli della situazione gravissima e delle evidenti priorità che essa pone al Governo (…) ci auguriamo che esso possa trovare lo spazio per l’emanazione del Decreto attuativo che consenta la più rapida fruizione del fondo per il rifinanziamento degli incentivi” così l’Unrae all’inizio di marzo. L’unica cosa certa, finora, è che, nel testo definitivo del Decreto Energia è stato operato un taglio di 100 milioni sui previsti finanziamenti destinati all’auto per il 2022. Gli iniziali 800 milioni diventano quindi 700. Manca ancora il decreto attuativo che, per legge, dovrà essere emanato entro trenta giorni dalla pubblicazione del suddetto decreto. Gli incentivi dovrebbero quindi partire entro fine marzo. L’incertezza del momento si riflette tutta nei risultati del sondaggio di febbraio. Il Panel prevede un’ulteriore flessione a doppia cifra: nonostante il giorno lavorativo in più rispetto a marzo 2021, le immatricolazioni pronosticate sono solo 128.399, pari a un calo del 24,42%, un risultato influenzato, oltre che dallo stand-by degli incentivi, dall’insicurezza generata dall’intensificarsi del conflitto in Ucraina e dalla recrudescenza della pandemia, la cui curva appare in risalita a causa della variante Omicron 2. Scendono di un punto di quota, rispetto al mese precedente, i preventivi convertiti in ordini (21,18%). Eppure, in mezzo a tanto sconforto, emerge qualche segnale positivo: come successo anche a gennaio, la raccolta ordini è risultata in crescita rispetto al mese precedente (+4,61%), mentre il confronto con il febbraio del 2021 è andato un po’ meglio del previsto (-19% contro il -25% pronosticato); aumenta di una unità la media venditore; raddoppiano i contatti generali per una media di oltre 600 per concessionaria; salgono a una media di 172 quelli realizzati via telefono, a 169 quelli via email e salgono di 120 unità rispetto a gennaio i contatti Social; in crescita anche la media dei lead, dai 175 di gennaio ai 241 di febbraio, con il mantenimento della media-contratto (5,0). Negli showroom del Panel, basso il ricorso alle Km0. Fra le auto più vendute in concessionaria la Fiat Panda e la Ford Puma. 

 

A febbraio, scendono gli sconti a livello nazionale per tutte le alimentazioni: vicine alla parità le auto a Benzina (-0,86 punti rispetto a gennaio), mentre Diesel e Alternative perdono rispettivamente 3,44 e 1,94 punti. Non cambia di molto la situazione nelle aree geografiche, fatta eccezione per le Benzina e le Diesel che nel Sud/Isole guadagnano rispettivamente 4,70 e 1,40 punti di sconto. In netta discesa tutte le alimentazioni al Centro Italia con il Diesel che perde oltre 7 punti rispetto a gennaio. Di rilievo anche le diminuzioni per le Benzina al Centro (-5,67) e per le Diesel al Nord (-5,43 punti).

Diesel in discesa a livello nazionale con flessioni oltre i quattro punti percentuali, sia per le consegne sia per gli ordini. Diverso il quadro generale se si considerano le aree, ove tale alimentazione resiste, nelle regioni centrali della Penisola, registrando per gli ordini 3,50 punti in più rispetto a gennaio, e +3,17 punti per le consegne. Pesante invece la situazione al Nord, dove i punti percentuali persi superano la doppia cifra, sia per le consegne (-10,29), sia per gli ordini (-11,85).


Viva l’escalation tecnologica

Con il preciso intento di capirci qualcosa, partiamo guardando ai cambiamenti della nostra epoca.
Una miscela di elementi messi in amalgama con modalità e tempi diversi, una serie di variazioni, di metamorfosi, perfino di mutazioni. Sembra come se il vero protagonista sia il cambiamento stesso, quello continuo, quello di Aristotele dove il movimento è eterno, come il tempo. Un concetto che ha aspettato 2.250 anni per essere sintetizzato in una formula matematica.
Non esistono più posizioni fisse, o meglio lungamente stabili. Ce ne rendiamo conto durante le elezioni politiche, per via di quei pochi che ancora vanno a votare. Elettorati camaleontici, instancabili migratori del seggio. Surfisti dell’onda parlamentare. Si assiste a una costante instabilità qualificata dal disorientamento.
Un atteggiamento derivato da processi che non è stato possibile governare, un modo di esistere generato dagli effetti avversi della globalizzazione.
Scavando tra le macerie del concetto originale di globalizzazione si trovano pochi resti di prospettive edificanti, di principi aggreganti, di elementi capaci di generare ricchezza, facendo crescere chi ha di meno, senza svantaggiare chi ha di più. Bei propositi, ma quanto è successo e quanto sta succedendo ci dice che non è andata così. La globalizzazione non è un gioco a informazione perfetta. Non vince chi è più bravo. C’è il lancio dei dadi, un processo prevalentemente stocastico, modellizzato nello studio dell’incertezza. E questa volta i perdenti sono gli occidentali. Gli stessi che hanno fatto crescere il resto del mondo penalizzando la propria componente, quella più avanzata. Una bella lezione che ha creato il disorientamento sociale e culturale, soprattutto perché la globalizzazione è stata promossa come la genesi di una cultura uniforme di massa. La stessa uniformità che la Cina conosce molto bene e che ha imparato a evitare con disinvoltura anglosassone dal diversamente recente 1978, quando Deng Xiaoping propose l’idea Boluan Fanzheng, letteralmente “eliminare il caos e tornare alla normalità”. Cioè l’uniformità del comunismo definita come il caos, quello che appiattisce; perché la crescita viene dalle differenze, viene dalla concorrenza, perché la normalità abita solamente nel libero mercato.

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