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Il mercato italiano dell’auto, con 97.339 consegne ad aprile, archivia l’ennesimo calo a doppia cifra dell’ultimo periodo, il decimo consecutivo. Situazione pesante ma non senza precedenti: tra dicembre 2011 e febbraio 2013 i cali consecutivi a doppia cifra furono quindici, anche se, ai tempi, si stava tra le 130.000 e le 140.000 consegne mensili. Situazione recuperata, allora, dagli incentivi, che non impedirono comunque il protrarsi della striscia negativa fino alla fine dell’anno. Adesso che gli incentivi sono finalmente partiti, si spera che il -33% segnato ad aprile sia l’ultima flessione di queste dimensioni, dal momento che il provvedimento si avvia a sostenere il mercato per i prossimi tre anni. La situazione è sempre complessa, la piattaforma attraverso la quale prenotare le auto è stata messa in moto solo a fine mese, c’è ancora la guerra in Ucraina, c’è qualche strascico di pandemia, ma in compenso il Paese sta dando segni di rinascita e la maggior parte delle attività commerciali possono adesso operare senza restrizioni. Ovvero, il denaro torna a girare. La previsione del Panel di aprile ha sicuramente circoscritto il trend negativo, ma probabilmente già si pensava che gli incentivi sarebbero prima o poi partiti, tant’è che lo scostamento tra il pronostico dei nostri Concessionari e il risultato del mercato è stato di quasi 9 punti percentuali in eccedenza. Ma i segnali di una possibile controtendenza arrivano proprio dagli showroom dei nostri Concessionari. Dopo un’acquisizione ordini negativa su aprile 2021 (-8,60%) e su marzo 2022 (-3,90%) si prevede un maggio in sostanziale parità (-0,31%). Quasi doppia la media dei contatti (586) rispetto al mese precedente, in calo i contatti social, ma schizzano verso l’alto i lead che raggiungono quota 137 di media, chiaramente influendo sulla quota di conversione in contratto (3,65% rispetto all’8,62% di marzo), ma questo è comunque un ottimo segnale di ripresa. Scende, invece, di ben 8 punti rispetto a marzo la quota di preventivi convertiti in ordini: qui il calo è fisiologico dal momento che gli acquirenti stavano semplicemente aspettando la partenza degli incentivi. Tempi di consegna ancora biblici, 138 giorni, e media vendite per venditore ferma alle 7 unità, come nel mese precedente. Fra le auto più vendute nelle concessionarie del Panel: Peugeot 208 e Volvo XC40. Riguardo la previsione di maggio, il Panel ha pronosticato il -21,74%, pari a circa 112.000 consegne, nel confronto con un maggio 2021 che presentava un giorno lavorativo in meno con 142.932 consegne. Un calo ancora importante, quindi, ma bisogna specificare che, giocoforza, tutte le previsioni sono state prodotte e elaborate prima che partissero gli incentivi. Staremo a vedere. Il ricorso alle Km0 è previsto nella misura del 5,33% sul totale mercato; il dato acquisito di aprile è stato invece del 10%. La previsione relativa alle auto ad alimentazione alternativa si è alzata (36,80%), ma il dato rimane ancora lontano dalla realtà del mercato.

 

Ad aprile calma piatta nel panorama nazionale degli sconti, con variazioni minime contenute entro il mero punto percentuale sia per le auto a benzina e a gasolio, che si collocano di poco sotto il pareggio (-0,6 e -0,5 punti rispettivamente), sia per le Alternative che si attestano sulla perfetta parità. Decisamente più movimentata la situazione nelle singole aree geografiche, con sostanziali aumenti per tutte le alimentazioni al Centro Italia, in particolare per le Diesel e le Alternative che registrano oltre 5 punti in più. Omogenea la diminuzione degli sconti per le Alternative nel Sud/Isole, entro i 3 punti percentuali.

Diesel altalenante ma sempre combattivo a livello nazionale con le consegne in aumento di 2,5 punti e gli ordini appena sotto la parità rispetto a marzo. Nelle aree geografiche in evidenza la staticità sia per le consegne (-0,57 punti) sia per gli ordini (+0,5) nel Sud/Isole, tradizionale roccaforte per questa alimentazione. Fanno decisamente più rumore i +9 punti di consegne registrati nel Centro Italia dove però si perdono quasi 5 punti di ordini. Segnali positivi da Nord: +6,11 punti per le consegne, +3,53 per gli ordini.


Viva l’escalation tecnologica

Con il preciso intento di capirci qualcosa, partiamo guardando ai cambiamenti della nostra epoca.
Una miscela di elementi messi in amalgama con modalità e tempi diversi, una serie di variazioni, di metamorfosi, perfino di mutazioni. Sembra come se il vero protagonista sia il cambiamento stesso, quello continuo, quello di Aristotele dove il movimento è eterno, come il tempo. Un concetto che ha aspettato 2.250 anni per essere sintetizzato in una formula matematica.
Non esistono più posizioni fisse, o meglio lungamente stabili. Ce ne rendiamo conto durante le elezioni politiche, per via di quei pochi che ancora vanno a votare. Elettorati camaleontici, instancabili migratori del seggio. Surfisti dell’onda parlamentare. Si assiste a una costante instabilità qualificata dal disorientamento.
Un atteggiamento derivato da processi che non è stato possibile governare, un modo di esistere generato dagli effetti avversi della globalizzazione.
Scavando tra le macerie del concetto originale di globalizzazione si trovano pochi resti di prospettive edificanti, di principi aggreganti, di elementi capaci di generare ricchezza, facendo crescere chi ha di meno, senza svantaggiare chi ha di più. Bei propositi, ma quanto è successo e quanto sta succedendo ci dice che non è andata così. La globalizzazione non è un gioco a informazione perfetta. Non vince chi è più bravo. C’è il lancio dei dadi, un processo prevalentemente stocastico, modellizzato nello studio dell’incertezza. E questa volta i perdenti sono gli occidentali. Gli stessi che hanno fatto crescere il resto del mondo penalizzando la propria componente, quella più avanzata. Una bella lezione che ha creato il disorientamento sociale e culturale, soprattutto perché la globalizzazione è stata promossa come la genesi di una cultura uniforme di massa. La stessa uniformità che la Cina conosce molto bene e che ha imparato a evitare con disinvoltura anglosassone dal diversamente recente 1978, quando Deng Xiaoping propose l’idea Boluan Fanzheng, letteralmente “eliminare il caos e tornare alla normalità”. Cioè l’uniformità del comunismo definita come il caos, quello che appiattisce; perché la crescita viene dalle differenze, viene dalla concorrenza, perché la normalità abita solamente nel libero mercato.

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