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Quarto risultato utile consecutivo del mercato italiano dell’auto e secondo con crescita a doppia cifra. Dopo il +14,5% di ottobre, anche novembre fa la sua parte segnando un +14,7% che se ancora non riporta il cumulato in positivo (-11,6%), quantomeno rappresenta una boccata di aria fresca per gli operatori del settore, sempre ricordando che ci si sta confrontando con gli ultimi mesi del 2021, fra i peggiori degli ultimi quarant’anni. Un Panel cauto aveva previsto una crescita del 6,5%: inquadrato il trend positivo, ma c’è uno scarto del 6,7% per difetto, pari a circa 8.000 unità. Cautela certamente più che comprensibile, vista l’incertezza del momento. Nelle concessionarie del Panel, a novembre, si è registrata una raccolta ordini inferiore dell’11,89% rispetto allo stesso mese dello scorso anno e una crescita contenuta del 3,8% su ottobre 2022. Se c’è una risalita in corso, è molto, molto lenta. Il ricorso alle km0 è stato abbastanza alto, oltre il 12%. Lunghissimi i tempi di consegna, 161 giorni, dopo che era stata imboccata una strada che sembrava in discesa. Perlomeno l’attività social è ben attiva, il che lascia ben presagire per il prossimo futuro: crescita verticale dei contatti generali, dagli 825 di media di novembre ai 1.164 di novembre, le visite sui siti internet e sulle pagine social delle concessionarie dei nostri Panelisti hanno anch’esse superato i 1.000 clic mensili. Raddoppiano i contatti ottenuti via telefono (447 di media) e per email (325), e se la percentuale dei preventivi convertiti in ordini ha perso qualche decimale rispetto al mese precedente, è aumentata la raccolta dei lead, dai 115 di ottobre ai 162 di novembre, facendo salire di un punto la media conversione lead in contratto (7), nonostante il calo di quota (4,32%). Si ferma a 8 autovetture, come a ottobre, la media mensile venditore. Fra le auto più vendute in concessionaria la Peugeot 208 e la Ford Puma. Riguardo alla previsione di dicembre, lo sappiamo tutti, non sarà possibile recuperare i 160.000 veicoli che mancano all’appello nel cumulato, e i 2 giorni lavorativi in meno rispetto a dicembre 2021 non aiuteranno di certo, ma ci si va pur sempre a confrontare con il secondo peggior dicembre degli ultimi 40 anni, quando si immatricolarono solo 87.052 automobili. Le probabilità di una crescita, anche sostanziale, con l’effetto-incentivi entrato definitivamente in circolo, sembrerebbero quindi essere alte. I nostri Concessionari, però, non si fidano, si mantengono prudenti: la previsione raccolta ordini in concessionaria risulta meno catastrofica dell’acquisizione di novembre, ma segna comunque un -6,83% rispetto al dicembre dello scorso anno. La previsione per la crescita del mercato nazionale non è a due cifre come ci si potrebbe aspettare, ma si ferma al +3,45% su dicembre 2021, pari a poco più di 90.000 immatricolazioni. Probabilmente i due giorni lavorativi in meno, pari al 10% del totale, considerati i 20 giorni lavorativi totali di dicembre, incutono un po’ di timore. Staremo a vedere. 

 

Nel panorama degli sconti di novembre, diminuzioni a livello nazionale per le Benzina di poco più di un punto percentuale rispetto al mese precedente, e di tre quarti di punto per le auto ad alimentazione alternativa, mentre salgono gli sconti per le Diesel, anche se per solo mezzo punto, evento che, come vedremo, ha dato i suoi frutti. Nelle aree geografiche, Nord Italia e Sud/Isole si allineano, grosso modo, al trend nazionale, mentre al Centro, le Benzina e le Alternative aumentano di un punto percentuale, a fronte di un calo degli sconti per le Diesel di quasi un punto e mezzo.

 

Dopo due mesi consecutivi in discesa, colpo di coda di fine anno del Diesel che registra, a livello nazionale, ben 7,7 punti in più di consegne e oltre 5 punti di ordini rispetto a ottobre. Anche nel dettaglio delle aree geografiche regna il segno positivo, in particolare nel Sud/Isole, territorio dove tale alimentazione fa ancora molti proseliti, ove si registrano oltre 12 punti in più di consegne e quasi 10 di ordini. In linea con la tendenza nazionale le consegne al Nord (+7 punti) e nel Centro Italia che resiste con +5 e +4,8 punti per consegne e ordini rispettivamente.


Viva l’escalation tecnologica

Con il preciso intento di capirci qualcosa, partiamo guardando ai cambiamenti della nostra epoca.
Una miscela di elementi messi in amalgama con modalità e tempi diversi, una serie di variazioni, di metamorfosi, perfino di mutazioni. Sembra come se il vero protagonista sia il cambiamento stesso, quello continuo, quello di Aristotele dove il movimento è eterno, come il tempo. Un concetto che ha aspettato 2.250 anni per essere sintetizzato in una formula matematica.
Non esistono più posizioni fisse, o meglio lungamente stabili. Ce ne rendiamo conto durante le elezioni politiche, per via di quei pochi che ancora vanno a votare. Elettorati camaleontici, instancabili migratori del seggio. Surfisti dell’onda parlamentare. Si assiste a una costante instabilità qualificata dal disorientamento.
Un atteggiamento derivato da processi che non è stato possibile governare, un modo di esistere generato dagli effetti avversi della globalizzazione.
Scavando tra le macerie del concetto originale di globalizzazione si trovano pochi resti di prospettive edificanti, di principi aggreganti, di elementi capaci di generare ricchezza, facendo crescere chi ha di meno, senza svantaggiare chi ha di più. Bei propositi, ma quanto è successo e quanto sta succedendo ci dice che non è andata così. La globalizzazione non è un gioco a informazione perfetta. Non vince chi è più bravo. C’è il lancio dei dadi, un processo prevalentemente stocastico, modellizzato nello studio dell’incertezza. E questa volta i perdenti sono gli occidentali. Gli stessi che hanno fatto crescere il resto del mondo penalizzando la propria componente, quella più avanzata. Una bella lezione che ha creato il disorientamento sociale e culturale, soprattutto perché la globalizzazione è stata promossa come la genesi di una cultura uniforme di massa. La stessa uniformità che la Cina conosce molto bene e che ha imparato a evitare con disinvoltura anglosassone dal diversamente recente 1978, quando Deng Xiaoping propose l’idea Boluan Fanzheng, letteralmente “eliminare il caos e tornare alla normalità”. Cioè l’uniformità del comunismo definita come il caos, quello che appiattisce; perché la crescita viene dalle differenze, viene dalla concorrenza, perché la normalità abita solamente nel libero mercato.

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