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Marzo pazzo porta il 40% in più rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Fatti esclusi gli aumenti fisiologici di marzo, aprile e maggio 2021, quando ci si confrontava con i mesi di lockdown 2020 dovuti al Covid, non si registrava sul mercato italiano una crescita così consistente dal maggio del 2006, +51% su maggio del 2005, anno in cui l’auto italiana sembrava essersi infilata in un tunnel oscuro dal quale non sembrava esserci uscita. Marzo pazzo quindi? Non particolarmente, in realtà questa risalita del mercato era attesa da tempo, lo dicevano i numeri, ma neanche adesso si può dire che ci si trovi fuori dalla crisi: la crescita è relativa al confronto con il marzo del 2022, che accusava di suo il -30% rispetto a marzo 2021, ma soprattutto, come sottolineato da Unrae, il cumulato del primo trimestre 2023 (427.019, +26,2%) è ancora inferiore del -21% rispetto alle 538.000 immatricolazioni dell’analogo periodo pre-Covid del 2019. Unrae conferma come anche nei prossimi mesi siano attese crescite a doppia cifra. Dalle concessionarie del Panel intanto arrivano segnali positivi. La raccolta ordini si attesta al +18%, sia nel confronto col marzo dello scorso anno sia rispetto a febbraio 2023. Risale sopra il 20% la percentuale dei preventivi convertiti in ordini. In leggero calo la realizzazione contatti, a fronte però di una crescita dei lead che risalgono sopra quota 200 di media per concessionaria, anche se questo porta un punto secco di calo della quota di lead convertiti in contratti (4,48%) rispetto a febbraio. Scende di tre giorni, dai 19 di febbraio, il tempo necessario per la chiusura di un contratto e diminuiscono anche, ed era ora, i tempi di consegna, attestandosi a 128 giorni, il che costituisce sempre una lunga attesa, ma non si scendeva sotto i 130 giorni dal dicembre del 2021. In flessione di una sola unità le vendite medie per venditore e fra le auto più richieste dal pubblico nel mese di marzo ritroviamo la Fiat Panda e la mai doma Suzuki Vitara. Riguardo alle previsioni di aprile, bisogna ricordare che l’aprile dello scorso anno, quando si immatricolarono solo 97.365 unità (-33% su aprile 2021), era stretto nella morsa dello stallo degli incentivi che non erano ancora stati approvati e si viveva il pieno della crisi della fornitura dei microchip auto, della quale ancora si avvertono le conseguenze, vedi tempi di consegna. Ci si aspetterebbe quindi una sostanziale crescita a doppia cifra, di dimensioni più o meno analoghe a quella registrata a marzo, ma il giorno lavorativo in meno, e altri fattori, hanno fatto propendere il Panel per una previsione sì a doppia cifra, ma decisamente più contenuta rispetto alla crescita di marzo. Il +16,88% del pronostico dei nostri Panelisti è il comprensibile figlio dell’incertezza e del saliscendi che il mercato italiano dell’auto, e gran parte degli altri settori merceologici, hanno affrontato negli ultimi anni. Ordini in concessionaria previsti al +10,94% con un possibile ricorso alle km 0 dell’11%.

 

Calma piatta a marzo nel panorama nazionale degli sconti per tutte le alimentazioni, ove tutto si risolve entro un singolo punto percentuale, con perfetta parità nel Sud/Isole rispetto al mese precedente e variazioni negative minime al Nord (-0,65 p.p.) e al Centro Italia (-0,96). Leggermente più movimentato l’andamento nelle tre aree geografiche con la diminuzione più consistente al Centro per gli sconti riguardanti le auto ad alimentazione alternativa, mentre si registra il maggiore aumento nel Sud/Isole per le auto alimentate a benzina, con una crescita di 1,75 punti rispetto a febbraio.

 

Il Diesel, come già successo il mese precedente, anche a marzo accusa una flessione sostanziale. Questa volta si tratta di oltre 3,5 punti di diminuzione riguardo alle consegne, mentre gli ordini in concessionaria tengono botta e crescono di quasi un punto percentuale.Completamente diversa la situazione nelle aree geografiche con il crollo del gasolio nelle regioni del Sud/Isole, oltre 20 punti in meno sia per le consegne sia per gli ordini rispetto a febbraio, solo parzialmente bilanciato dalle crescite a doppia cifra del Centro, con +12 e +13 punti percentuali per consegne e ordini rispettivamente.


Viva l’escalation tecnologica

Con il preciso intento di capirci qualcosa, partiamo guardando ai cambiamenti della nostra epoca.
Una miscela di elementi messi in amalgama con modalità e tempi diversi, una serie di variazioni, di metamorfosi, perfino di mutazioni. Sembra come se il vero protagonista sia il cambiamento stesso, quello continuo, quello di Aristotele dove il movimento è eterno, come il tempo. Un concetto che ha aspettato 2.250 anni per essere sintetizzato in una formula matematica.
Non esistono più posizioni fisse, o meglio lungamente stabili. Ce ne rendiamo conto durante le elezioni politiche, per via di quei pochi che ancora vanno a votare. Elettorati camaleontici, instancabili migratori del seggio. Surfisti dell’onda parlamentare. Si assiste a una costante instabilità qualificata dal disorientamento.
Un atteggiamento derivato da processi che non è stato possibile governare, un modo di esistere generato dagli effetti avversi della globalizzazione.
Scavando tra le macerie del concetto originale di globalizzazione si trovano pochi resti di prospettive edificanti, di principi aggreganti, di elementi capaci di generare ricchezza, facendo crescere chi ha di meno, senza svantaggiare chi ha di più. Bei propositi, ma quanto è successo e quanto sta succedendo ci dice che non è andata così. La globalizzazione non è un gioco a informazione perfetta. Non vince chi è più bravo. C’è il lancio dei dadi, un processo prevalentemente stocastico, modellizzato nello studio dell’incertezza. E questa volta i perdenti sono gli occidentali. Gli stessi che hanno fatto crescere il resto del mondo penalizzando la propria componente, quella più avanzata. Una bella lezione che ha creato il disorientamento sociale e culturale, soprattutto perché la globalizzazione è stata promossa come la genesi di una cultura uniforme di massa. La stessa uniformità che la Cina conosce molto bene e che ha imparato a evitare con disinvoltura anglosassone dal diversamente recente 1978, quando Deng Xiaoping propose l’idea Boluan Fanzheng, letteralmente “eliminare il caos e tornare alla normalità”. Cioè l’uniformità del comunismo definita come il caos, quello che appiattisce; perché la crescita viene dalle differenze, viene dalla concorrenza, perché la normalità abita solamente nel libero mercato.

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