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Eccellente performance previsionale del Panel a luglio, la migliore del 2023 fino a ora, con uno scostamento di meno di due punti percentuali rispetto all’immatricolato effettivo che, nel mese in questione, aveva registrato 119.207 consegne, per un aumento dell’8,75% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Il pronostico dei nostri Panelisti, +6,83%, significa in termini unitari un divario di poco più di 2.000 consegne. All’aumento di luglio ha fatto seguito un altro risultato positivo del mercato, quello di agosto, il cui +12% rappresenta, oltre che il ritorno alla crescita a doppia cifra, il tredicesimo mese consecutivo di segno più per il mercato italiano dell’auto. Il trend rimane positivo anche se i livelli pre-crisi rimangono ancora lontani. Il cumulato degli 8 mesi si è attestato, infatti, a 1.040.560 unità (+20,28%), che risulta ancora in calo del 21,48% rispetto allo stesso periodo del 2019. La strada per la vera ripresa è ancora lunga. Unrae insiste sulla cattiva gestione degli incentivi: “La situazione critica del mercato dell’elettrico (…) è generata da uno schema incentivi mal congegnato, che penalizza la clientela a causa di un price-cap ingiustificatamente abbattuto da 50k a 35k”. Dal Panel, i risultati che arrivano sono mediamente positivi. L’acquisizione ordini registra una variazione tendenziale del +22% su luglio 2022, e anche il confronto con il mese precedente, giugno 2023, è in rialzo: +3,84%. Cresce di un centinaio di unità sul mese precedente la media dei contatti realizzati, in aumento sia quelli online (da 57 a 66), sia quelli via email (da 27 a 53), sia quelli raggiunti con il telefono (da 95 a 124), mentre si registra un calo delle visite social, dalle quasi 900 di media di giugno alle 550 di luglio. In caduta libera la raccolta dei lead (da 80 a 24 di media per concessionaria) ma con una quota di realizzo contratto che sale di 2 punti percentuali rispetto a giugno. Sale da 7 a 9 giorni il tempo necessario per la chiusura di un contratto, ma calano i tempi di consegna attestandosi appena sopra i 100 giorni. La media venditore aumenta di 2 veicoli a testa, da 7 a 9, rispetto a luglio. Riguardo la previsione di settembre, tenuto in considerazione il giorno lavorativo in meno rispetto allo stesso mese dello scorso anno, che fu il 5° peggior settembre dal 1980, il Panel si è espresso ancora una volta positivamente, individuando in circa 120.000 unità la possibile chiusura delle vendite del mese, pari al +7,71%, con un ricorso alle km0 (fenomeno nuovamente in aumento) dell’8,29%. Dopo la performance previsionale praticamente perfetta in merito alle immatricolazioni di auto ad alimentazione alternativa, dove il Panel ha centrato il pronostico, discostandosi dall’immatricolato di pochi decimali, tali veicoli vengono previsti per settembre in flessione di 5 p.p. rispetto a luglio, la soglia prevista è il 45% rispetto al totale immatricolazioni. Segno più previsto anche per la raccolta ordini nelle concessionarie del Panel: +3,71%.

 

A luglio tendenza al ribasso, anche se per pochi decimali, per gli sconti dedicati a tutte le alimentazioni. Su base nazionale, il calo è contenuto entro il mero punto percentuale. Più consistente la flessione nelle aree geografiche, in particolare nel Sud/Isole, dove le Alternative segnano -5 punti percentuali sul mese precedente. Anche al Centro Italia c’è un calo generale degli sconti, con il picco di -4,5 punti anche qui riguardante le auto ad alimentazione alternativa. Unici aumenti al Nord, quello più consistente riguarda i veicoli alimentati a gasolio con +1,38 punti percentuali rispetto a giugno.

 

Il diesel tiene botta a luglio, a livello nazionale, contenendo la flessione entro il singolo punto percentuale. Molto più movimentata la situazione nelle aree geografiche con pesanti cali al Nord, quasi 8 punti in meno per le consegne e oltre -6 punti di ordini, ammortizzati però dagli aumenti registrati al Centro Italia: +9,75 punti di consegne e +9,50 di ordini. In pareggio le consegne nel Sud/Isole che però registra un calo di ordini di quasi 4 punti percentuali.


Viva l’escalation tecnologica

Con il preciso intento di capirci qualcosa, partiamo guardando ai cambiamenti della nostra epoca.
Una miscela di elementi messi in amalgama con modalità e tempi diversi, una serie di variazioni, di metamorfosi, perfino di mutazioni. Sembra come se il vero protagonista sia il cambiamento stesso, quello continuo, quello di Aristotele dove il movimento è eterno, come il tempo. Un concetto che ha aspettato 2.250 anni per essere sintetizzato in una formula matematica.
Non esistono più posizioni fisse, o meglio lungamente stabili. Ce ne rendiamo conto durante le elezioni politiche, per via di quei pochi che ancora vanno a votare. Elettorati camaleontici, instancabili migratori del seggio. Surfisti dell’onda parlamentare. Si assiste a una costante instabilità qualificata dal disorientamento.
Un atteggiamento derivato da processi che non è stato possibile governare, un modo di esistere generato dagli effetti avversi della globalizzazione.
Scavando tra le macerie del concetto originale di globalizzazione si trovano pochi resti di prospettive edificanti, di principi aggreganti, di elementi capaci di generare ricchezza, facendo crescere chi ha di meno, senza svantaggiare chi ha di più. Bei propositi, ma quanto è successo e quanto sta succedendo ci dice che non è andata così. La globalizzazione non è un gioco a informazione perfetta. Non vince chi è più bravo. C’è il lancio dei dadi, un processo prevalentemente stocastico, modellizzato nello studio dell’incertezza. E questa volta i perdenti sono gli occidentali. Gli stessi che hanno fatto crescere il resto del mondo penalizzando la propria componente, quella più avanzata. Una bella lezione che ha creato il disorientamento sociale e culturale, soprattutto perché la globalizzazione è stata promossa come la genesi di una cultura uniforme di massa. La stessa uniformità che la Cina conosce molto bene e che ha imparato a evitare con disinvoltura anglosassone dal diversamente recente 1978, quando Deng Xiaoping propose l’idea Boluan Fanzheng, letteralmente “eliminare il caos e tornare alla normalità”. Cioè l’uniformità del comunismo definita come il caos, quello che appiattisce; perché la crescita viene dalle differenze, viene dalla concorrenza, perché la normalità abita solamente nel libero mercato.

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