Dati alla mano e non senza un profondo senso di sollievo, il 2022 del mercato dell’auto se n’è andato, ridotto in singolo file e inumato, qui nel nostro Paese, come il secondo peggior anno del secolo. La globalizzazione accompagna il feretro insieme con uno stormo di cigni neri in formazione da parata. Durante la cerimonia passano a ciclo continuo le parole del premio Nobel per la Pace, Muhammad Yunus, “l’Organizzazione Mondiale del Commercio è un bulldozer al servizio delle maggiori economie che pretendono la libertà di vendere in qualsiasi mercato, ma che spesso temono, in casa loro, anche la concorrenza più innocua”.
Parole che ci riconducono al mercato dell’auto. Il 2022 ha visto una forte evoluzione dell’auto elettrica, con tutte le Case auto in corsa per sviluppare i prodotti della mobilità del futuro in buona parte dei mercati evoluti. Un progresso che tuttavia non è riuscito a coinvolgere l’automobilista nostrano, il quale, a differenza dei colleghi tedeschi, francesi, spagnoli, eccetera, sembra essere disorientato di fronte a un cambiamento così rilevante.
Certamente afflitto dai dubbi oggettivi che la scelta comporta, ma altrettanto confuso da quella parte della comunicazione, anche autorevole, e purtroppo anche istituzionale, sintonizzata sulla frequenza sbagliata. Una lunghezza d’onda inadatta perché – è fuori di dubbio – la sensibilizzazione rispetto alla situazione climatica si è evoluta in tutti gli ambiti grazie alle campagne promosse dal settore automotive.
Non si parla di finto ambientalismo, si fa riferimento al processo di decarbonizzazione per il quale, si spera, si sia tutti d’accordo. Il processo, stando a una stima dell’International Energy Agency, richiede per i prossimi 5 anni investimenti per 4,5 trilioni di dollari all’anno, trilioni (milioni di bilioni) che successivamente si attesteranno a una media annua di circa 2 fino al 2050. Ciò vuol dire che tutte le aziende pubbliche e private del mondo dovranno spendere solo per i prossimi 5 anni circa il 4% della propria produzione per sostenere il cambiamento. Sull’economia italiana, questi ordini di grandezza sarebbero da 5 a 7 volte superiori rispetto a quelli a tuttora stanziati. Uno scenario nel quale si deve considerare la grande opportunità di lavoro insita nell’adeguamento del sistema. Non è più un caso trovare per il mondo grandi aziende di servizi impiegate completamente nella sostenibilità. Questioni molto serie, ma sulle quali qualcuno ha ancora voglia di scherzare. Forse perché ridere fa bene.
E un po’ si è anche riso nel 2022, specie con l’avvertimento giunto quest’estate da una compagnia assicuratrice sull’auto elettrica. L’ardito esperimento condotto dai tecnici della compagnia ha evidenziato come una Tesla Model S, dopo un ribaltamento, possa prendere fuoco. Salvo poi scoprire che alla vettura erano state tolte le batterie, che il ribaltamento era stato simulato e l’incendio era stato provocato con i fuochi d’artificio. Un po’ come sostenere che scaraventando giù dal ponte Giovanni da Verrazzano una Ferrari Roma, è certo che l’auto non spiccherà il volo, il conducente passerà a miglior vita e i passanti giù dabbasso sulla traiettoria verranno inesorabilmente ridotti in poltiglia. Un rischio, quello delle Ferrari che volano, contro il quale occorre essere assicurati.
Figura di palta oltre i confini dell’universo osservabile, sulla quale il leone da tastiera ha gavazzato felice, non riuscendo ad andare oltre la seconda riga del titolo fino a dove la compagnia chiede scusa a Tesla.
In tutto questo, va detto che il 2022 si è chiuso in bellezza il 29 dicembre con la dichiarazione del nostro Presidente del Consiglio. In risposta alla domanda: “Ritiene realizzabili e credibili i tempi per l’addio ai motori a combustione?”, Giorgia Meloni, nel corso della conferenza stampa di fine anno, inforcato un recalcitrante V8 benzina, ha dichiarato: “No, non lo considero ragionevole, lo considero profondamente lesivo del nostro sistema produttivo. Mi pare che questa sia materia sulla quale c’è anche una convergenza abbastanza trasversale a livello italiano. Intendo utilizzare quella convergenza per porre la questione con forza”. Un pensiero limpido, ma sul quale si può portare ulteriore chiarezza: con quel “mi pare” il nostro Premier ha inteso dire di averne avuto il sentore da qualche parte, sicuramente. E poi, non sono più i tempi di quando le convergenze erano solo parallele e portavano da qualche parte, è con la “convergenza abbastanza trasversale” che oggi resteremo qui, in Italia, a goderci gli afrori di aromatici idrocarburi, per sempre.
In tutto questo, lo ribadiamo in modalità cantilena: prezzi e fonti dell’energia fanno la differenza, assai di più del ponte sullo Stretto.
Il nuovo anno porta anche nuove per InterAutoNews il cui prezzo di copertina e di abbonamento cambia. Un cambiamento resosi necessario dopo molti anni, alcuni di questi particolarmente complessi. La promessa è quella di rimanere indipendenti e attendibili per molto tempo ancora.